Quoto sempre i tuoi interventi Rachele perchè trovo siano sempre frutto di riflessione e questa affermazione un filo semplicistica mi stupisce. Non bisogna confondere la selezione e le expo con le figure di quelli che diventan matti per la lunghezza al millimetro del bargiglio o la sfumatura del tal colore. Non esiste il concetto di bellezza, la forma nell'allevamento è l'aderenza allo standard. Allevamento E' selezione. Allevare significa selezionare, non si allevba senza selezione. SI accoppia. Conservare e riprodurre i geni buoni e costantemente ripulire da quelli cattivi, questo è allevare. Geni "maligni" che rispuntano sempre, come le erbe matte nel giardino. E come le erbe matte, se non li controlli ti ammazzano l'erba buona. E i geni si conservano con la selezione, non mettendo i nostri due adorati polletti insieme a caso. Perchè così facendo tempo qualche anno hai una quaglia e una poiana. Parlare di madre natura per la specie pollo mi pare un filo aleatorio, ma comunque allevare significa concettualmente applicare i suoi insegnamenti e le sue finalità escludendo spesso le metodiche cruente che purtroppo la stessa ha.
In altre parole, favorire gli accoppiamenti casuali in una specie con poca stabilità genetica come il pollo significa favorirne la commistione e la seguente immediata perdita di ogni controllo sul genoma. L'impoverimento, la perdita delle caratteristiche, e non solo le piume colorate, ma anche la carne, la produzione delle uova e così via. Tutto.
L'esatto opposto del concetto di biodiversità, sul quale oramai sappiamo tutti di dover puntare se non vogliamo estinguere ed estinguerci.
Con simpatia
Giangi