Allora…
Vorrei riprendere qui la discussione – rivelatasi piuttosto accesa - su quanto accade in questi mesi, con la riproposta di ceppi di una tale razza “italiana comune locale”.
Questo caso ha fatto esplodere un putiferio nel forum; sarà opportuno un’analisi il più possibile serena e obbiettiva della questione.
Terrei a sottolineare una cosa: le parole sono macigni. In casi come questi, come comportarci? E’ più giusto parlare di frode, di inganno o di operazione commerciale eticamente dubbia?
Una mia idea me la sono fatta, e proverò ad illustrarvela. Avrò bisogno della consulenza di Fabrizio Focardi, che spero voglia concedermela, perché io non sono così avvezzo alla pollicoltura italiana da dirmi certo delle mie affermazioni. A questo punto, che dire? Una cosa molto importante: gli insulti lasciano il tempo che trovano. Possiamo lecitamente pensare di una persona ciò che vogliamo, ma non possiamo altrettanto lecitamente scriverlo senza addurre prove CONCRETE. E in genere si possono addurre prove solo su azioni, non sulle persone in sé. Quindi ogni attacco personale va sempre evitato. Molto spesso esistono casi – come questo - in cui sottili parole causano enormi conseguenze, tanto a livello pratico quanto a livello legale.
Riporterò per intero frasi e immagini da alcuni siti. Uno di questi è il pollaio del re: mi azzardo a pensare che vista la crociata più volte intrapresa dallo staff di questo sito contro la mancanza di informazione, nessuno se ne avrà a male se utilizzeremo alcune immagini e notizie contenute nel sito stesso per cercare di dipanare questa faccenda.
Resta inteso che tutte le immagini e tutti i testi riportati (presi da tutti i siti) vengono addotti solo allo scopo di favorire una migliore conoscenza dell’avicoltura italiana, e che non vengono usati in nessun modo per motivi di arricchimento personale.
Detto questo…iniziamo.
Il nostro Paese presentava in tutte le regioni una razza di polli primitiva di tipo mediterraneo, famosa per le sue caratteristiche di produttività e rusticità. Questa razza venne abbondantemente esportata fra ‘800 e ‘900, venendo poi selezionata in quelle che sono divenute le varie Italiener, Italienne, Livorno, Ancona, ecc… Queste razze derivate differiscono notevolmente tra loro per diversi tratti; ma è possibile delineare una potenziale razza ancestrale? O meglio, possiamo farci un’idea di quella che era la razza autoctona primordiale italiana?
Io credo di sì. Tra ‘800 e ‘900, l’Italia pullulava di razze di tipo mediterraneo ricche di tratti in comune. Le foto che seguono sono tratte dal sito:
http://www.ilpollaiodelre.com .
Bianca di Saluzzo - foto Monassero:
Fidentina perniciata
Leccese
Megiarola Migliorata:
Pepoi:
Pesante Padovana:
E poi ancora:
Ancona:
Livorno:
A parte le ultime due, di selezione americana, e la megiarola migliorata, in cui incorse sangue leghorn (ma mi pare da foto edite da Mazzon che la megiarola non fosse troppo dissimile da un pepoi), tutte queste razze sono considerate di origine autoctona, più precisamente derivanti da selezione del pollame mediterraneo locale. A me sembra che ( prescindere dalle taglie) si notino delle caratteristiche comuni abbastanza ricorrenti, come portamento, altezza sui tarsi, proporzioni di collo e coda, ecc… Ma su questo punto vorrei il parere di Fabrizio, perché il mio occhio non è avvezzo più di tanto a queste cose.
L’italiener è certo differente: più bassa di tarsi, più massiccia e traccagnotta, più pesante… e con tante altre colorazioni. Sempre nel pollaio del re leggo che dagli anni 50-60 fino agli ‘80 venne ampiamente importata in Italia allo scopo di rinsanguare i ceppi autoctoni, scopo per il quale fino ad allora si era spesso usata la livorno.
L’idea che mi sono fatta è dunque semplice: se da un lato i ceppi originali del nostro paese erano sensibilmente diversi dalla selezione tedesca, dall’altro essa abbia avuto un ruolo di primo piano negli incroci col pollame locale. Anche in questo, però, chiedo conferma da chi queste razze le conosce meglio di me.
E veniamo alle “tragedie” odierne.
In un noto sito dedicato alla zootecnia e all’avicoltura, sono apparsi degli articoli su quella che è stata definita la razza “italiana comune locale”. In una pagina in particolare sono stati riportate poi le fotografie della razza in questione:
http://www.biozootec.it/Default.aspx?PAGE=italiana_i_colori
Nello stesso sito, in un articolo dedicato a questa razza si dice (cito testualmente da:[URL=
www.biozootec.it/Default.aspx?PAGE=Articolo2&PRODUCTID=462... www.biozootec.it/Default.aspx?PAGE=Articolo2&PRODUCTID=46... :
Fino all'inizio del primo conflitto mondiale in tutte le regioni italiane era presente una razza di polli di tipo mediterraneo: l'Italiana comune locale.
È variabilissima nel colore ma abbastanza uniforme nella statura e nell'aspetto.
[…]
Su tutto il territorio nazionale vennero così individuate diverse decine di Tipi Genetici Autoctoni tutti appartenenti alla razza Italiana Comune Locale
[…]
Il lavoro di selezione non portò però ai risultati sperati. Visti i successi ottenuti dalla "Battaglia del Grano" non si poteva certo accettare la sconfitta per il settore avicolo e, quindi, si decise di utilizzare i Pollai Provinciali per acquistare all'estero la Leghorn e diffondere nelle campagne il "Gallo miglioratore" che nel frattempo aveva preso il nome di "Livornese".
Iniziò così il lento inquinamento delle razze locali che attraverso "incroci di sostituzione" con galli miglioratori di razza Livornese bianca (in realtà Leghorn) perdevano le caratteristiche colorazioni locali e specialmente la loro proverbiale rusticità.
Questa operazione portò anche ad un "inquinamento culturale" dato che dalla fine del secondo conflitto mondiale il nome Livornese stava ad indicare, per gli "esperti" italiani, la razza tipica nazionale di dimensioni minute, incapace di covare e con spiccata attitudine alla produzione di uova.
La razza Italiana comune locale , rustica, precoce, ottima anche da cerne e con buona attitudine alla cova e all’allevamento della prole in Italia era così dimenticata.
Questo, per fortuna, non è avvenuto all'estero dove la razza Italiana Comune (Italiener in Germania, Italienne i Francia, ecc.) è ancora allevata e assolutamente non confusa con la Livornese o Leghorn.Nelle nostre regioni la razza Italiana comune è comunque ancora presente.
Dopo l'ultimo conflitto mondiale la campagna di diffusione dei "Galli miglioratori" è terminata e nelle aziende i polli "inquinati" dai galli bianchi sono ritornati a riprodursi spontaneamente. In questo modo i tipici caratteri dei polli Italiani, geneticamente legati alla rusticità e all'adattamento locale, sono lentamente ricomparsi per selezione naturale.
Non capita di rado, infatti, che "esperti di avicoltura" ritrovino nelle campagne, polli colorati con cresta semplice, orecchioni bianchi, occhi con iride rossa o arancio, pelle e zampe gialle. La loro forma, che richiama il tipo mediterraneo, è però un po' tozza e pesante.
Allora l'esperto indica quegli animali come Livornesi "fuori standard" e consiglia di selezionarli diminuendone la taglia.
Per fortuna ci sono ancora allevatori che non seguono i consigli degli "esperti".
Bene. Questo è quanto. Ho sottolineato la frase che secondo me più di tutte racchiude il fatto che conta al fine della discussione sulla liceità o meno dell’operazione commerciale:
e cioè che i curatori del sito considerano la razza italiana comune locale la stessa cosa della Italiener.
Perché questo risulta tanto importante? Perché la pagina delle foto che dovrebbe illustrare i colori della italiana comune locale mostra tutti esemplari di italiener. Sull’origine delle foto tornerò poi.
Se lo staff del sito non avesse espresso quella precisazione, si sarebbe potuto affermare: è falso. Queste non sono italiana comune ma italiener!
Così avendo fatto, invece, ogni accusa viene meno. Anche perché nella pagina in questione non è scritto “colori dei ceppi autoctoni italiani”; è scritto invece “Tutti i colori Italiani”, il che può significare, vista l’uguaglianza espressa in un’altra pagina, “tutti i colori delle italiener”. Questo aiuterebbe l’autore anche in un paio di paradossi, come ad esempio il fatto che nella pagina campeggiano ceppi di colorazioni che in italia non sono mai stati segnalati o che sono notoriamente stati selezionati in Germania negli ultimi anni (e anche qui chiedo la conferma di Fabrizio).
E’ vero che simili affermazioni confondono il lettore: a primo acchito si può pensare (e potrebbe esserne lo scopo) che gli animali dovrebbero essere di ceppo italiano, ma per come sono state scritte le cose non vi sono specifiche in merito. Non si può nemmeno considerare il tutto come pubblicità ingannevole: è scritto infatti chiaramente cosa dovrebbero rappresentare e cosa rappresentano per l’autore del sito.
Ma torniamo al discorso fotografico. Questo merita di certo attenzione. Infatti le foto sono state prese dal libro:
italiener und zwerg.italiener,
Autori Oertel Sporer
Su questo ci sono pochi dubbi, anche perché l’esemplare gallo autosessabile mostrato è il medesimo che campeggia nella copertina del libro, seppur proposto in un’altra posa. L’autore del sito potrebbe avere raggiunto un accordo con gli autori del libro? Sì, ma è improbabile: avrebbe infatti probabilmente messo i credits appropriati. Visto che però non abbiamo certezza della cosa ( e per fare accuse di fronte alla legge ci vuole certezza), sarebbe il caso di rendere gli autori del libro partecipi della situazione. Se avevano un accordo col sito italiano, non sarà successo nulla; se non ce l’avevano, potranno richiedere soddisfazione per l’accaduto per violazione delle leggi sul copyright. Ad esempio, si potrebbe postare la notizia su un forum tedesco, chiedendo se qualcuno dei forumisti conosce uno degli autori di mettersi in contatto con noi o di dare un’occhiata alla pagina in questione.
Tornando alla questione principale: nel sito si pubblicizzano ceppi di avicoli che dovrebbero derivare da ceppi autoctoni.
Ora, a fronte del fatto che il recupero è una cosa che impiega anni per essere attuato, c’è la questione di base sugli animali: si può definire fedele alla razza autoctona un pollo così simile alla italiener?
A mio avviso no: sarebbe più logico vedere più vicino al pollo italico la livorno rispetto alla italiener, per tutta una serie di caratteri.
Si può escludere che ceppi locali incrociati negli anni ’60-‘70-’80 con le italiener abbiano dato animali simili per stazza e corporatura a queste ultime? No. Per cui se i gestori del sito pubblicizzeranno ceppi avicoli derivanti da italiener come italiane comuni locali, per le stesse affermazioni riportate nel sito essi non potranno essere accusati. Che poi non si sia d’accordo su cosa sia la vera italiana comune locale, è purtroppo irrilevante ai fini legali: purtroppo infatti manca un organo ufficiale governativo( e la cui parola quindi risulti legalmente vincolante) che stabilisca univocamente standard, definizioni di razze, ecc… la diatriba, fino a questo punto, rimarrà semplicemente purtroppo come una disputa filologica su quali possano essere considerate le razze con caratteristiche più vicine alla italiana comune locale: italiener o livorno? Ma si fermerà lì, una disputa come quella del Ghigi che rompeva l’anima per disquisire se la polverara derivasse dalla padovana o viceversa.
A livello pratico, però, c’è una cosa molto importante da considerare. E’ stato detto più volte che i ceppi di italiana locale venduti sono in realtà esemplari di italiener provenienti da allevamenti tedeschi. Questo sarebbe l’unico punto realmente rilevante, ma anche qui va fatta una grossa attenzione. Per dimostrare la truffa occorrerebbe infatti dimostrare che nei ceppi non v’è sangue di polli italiani locali. E come fare? Costosi screening genetici? Un’analisi morfologica non basterebbe. E invece sarebbe sufficiente che fosse avvenuto un solo incrocio col pollame locale per potersi difendere di fronte alla legge ed affermare che si è trattato di recupero.
Pazzesco, vero? Ma nell’impossibilità di stabilire se il pollame in questione sia davvero proveniente da allevamenti di italiener e che manchi anche di una sola goccia di sangue italiano, diventa legalmente impossibile in mancanza di prove anche solo parlare di truffa.
Concludendo e riassumendo:
- l’autore del sito, con una sola frase, si è assicurato la massima copertura possibile;
-a livello di foto, può forse essere accusato di utilizzo di immagini senza permesso esplicito dell’autore, ma non può essere accusato d’altro;
-Credo si possa parlare tranquillamente di un’operazione eticamente dubbia e lecitamente considerabile una mera speculazione commerciale… ma purtroppo, senza prove CERTE che la persona in questione abbia venduto animali direttamente provenienti da allevamenti tedeschi e che gli stessi animali non hanno nemmeno un po’ di sangue italico, non si può fare di più. lo dico con la grande delusione di chi sperava di aver ritrovato la cucca...
Il nostro compito credo rimanga però quello di promuovere la conoscenza dei leciti dubbi che queste operazioni possono sollevare, in maniera tale che sprovveduti avicoltori della prima ora possano decidere autonomamente e con le giuste basi se dar fede o meno a simili azzardati progetti di così proclamato recupero.
Insomma, credo di aver sottolineato come PURTROPPO la questione etica differisca da quella legale e da come frasi azzardate possano porre legalmente dalla parte del torto quegli avicoltori che hanno probabilmente nei fatti assoluta ragione. Attendo consigli, opinioni, conferme, dati…tutto ciò che volete. MA SENZA IRONIE, ACCUSE NON ACCOMPAGNATE DA PROVE O INSULTI, grazie.
[Modificato da Andrea Mangoni 03/02/2008 21:08]
Andrea
contatto skype: andrea.mangoni