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Storia di uno shamo...

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2008 11:57
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15/02/2008 11:57
 
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Ciao a tutti,
qualche giorno fa, mi sono imbattuto in un "breve" racconto tratto dal summa gallicana. Io l'ho trovato piuttosto carino, così ho pensato di rendere partecipi anke voi del forum.




Una domenica sera ho finito tardi un lavoro, il tempo era abbastanza brutto ed era piovuto. Per questo motivo portavo un cappello di colore blu mischiato ad altri colori abbastanza vistosi, che mi era servito per proteggermi dalla pioggia. Ero abbastanza stanco e dovevo ancora dar da mangiare ai miei animali. Quindi, con malavoglia ho preparato tutto il becchime e ho iniziato il solito giro. Le cose sono procedute bene fino a quando non ho dato del becchime al mio gallo migliore, chiamato Forte perché ha al suo attivo due vittorie al torneo con avversari di degno rispetto. Quando ho allungato la mano per versargli le granaglie, sono stato beccato all’avambraccio, una beccata dolorosissima che mi ha fatto sgorgare immediatamente sangue dalla ferita. La reazione che ho avuto, condizionata dalla stanchezza e dalla fatica, è stata impulsiva: ho afferrato il cappello che portavo in testa - inzuppato d’acqua e quindi di un certo peso - e ho cominciato a tirare di scherma con il gallo, colpendolo ripetutamente in viso. I colpi inferti con il pesante cappello lasciavano ogni volta il mio avversario disorientato e meravigliato, ma via via più inferocito. Quando gli davo spazio, lui balzava verso di me afferrando il cappello con il becco e poi colpiva con gli speroni, e così via, fino a quando, avendo il braccio indolenzito, lui è riuscito a strapparmi di mano il cappello, ghermendoselo ben bene con il becco e colpendolo ripetutamente con gli speroni.

La cosa continuò alcuni minuti, e capii di aver commesso un errore ad attizzare in quel modo l’animale, in quanto faticai molto a rinchiuderlo nel suo serraglio, perché rivolgeva le sue attenzioni anche a me, non solo al cappello. Sapevo che ora dovevo stare in guardia da Forte molto più di prima, molto probabilmente adesso ero annoverato tra i suoi nemici, come generalmente fanno gli altri galli quando trovano qualcuno che accetta il combattimento con loro, o anche semplicemente li infastidiscono con movimenti ripetuti fatti a breve distanza da loro, o quando si vuol toccare le loro galline.

Il mio all’erta è durato alcuni giorni, durante i quali il mio avversario non mi degnava di attenzioni, o quasi, perché solo una volta o due ha cercato di aggredirmi, cosa che ha allentato in me la guardia e così non ho messo in atto tutto il riguardo dovuto e necessario in queste situazioni, e alcune sere dopo, durante la distribuzione della razione di fine giornata, mi ero completamente scordato di aver nuovamente in testa il fatidico cappello variopinto. Giunto al box di Forte ho aperto la porta in metallo e ho guardato il gallo che era attento ai miei movimenti, appollaiato su di un nido a circa 50 centimetri d’altezza. Ho notato in lui uno sguardo molto più acceso del solito, ma, siccome non si muoveva, ho parlato per tranquillizzarlo, fissandolo negli occhi, e con la mano sinistra cercavo il recipiente nel quale versare il cibo per lui e per la sua compagna. Proprio nel momento in cui ho abbassato lo sguardo per afferrare la ciotola sentii un tonfo sulla testa e un dolore lancinante alla fronte e al naso, punti in cui era riuscito a colpirmi con gli speroni, fortunatamente poco appuntiti. Ho immediatamente abbandonato il campo, con rivoli di sangue che mi correvano in viso, mi sono voltato per vedere se Forte mi inseguiva, dal momento che la botta aveva anche annebbiato un po’ la mia vista. Con meraviglia ho scorto che Forte si vendicava con il cappello che alcuni giorni prima avevo usato per colpirlo. Lo afferrava saldamente con il becco e poi lo colpiva con cattiveria e precisione con gli speroni; quando cadeva tra l’erba alta lo afferrava, lo alzava e lo colpiva con tanta forza da scaraventarlo a una certa distanza da lui. A questo punto mi sono allontanato per medicarmi e valutare l’entità della ferita. Al mio ritorno sul posto, dopo circa un quarto d’ora, il gallo si aggirava a breve distanza dal cappello, guardingo nei suoi confronti, facendo a tratti lo scatto per andare a beccarlo.
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